Da IoT a IoE: le opportunità di un mondo interconnesso dove gli oggetti sono sempre più vivi

Da IoT a IoE: le opportunità di un mondo interconnesso dove gli oggetti sono sempre più vivi

Pubblicato da IQUII il 15/01/2015 in Thinking

È stato uno degli ambiti che ha conquistato più attenzione al recente CES di Las Vegas: dopo diversi mesi di previsioni e sperimentazioni, la rivoluzione dell’Internet of Things è iniziata. Parlo senza mezzi termini di rivoluzione perché di questo si tratta. Una serie di innovazioni che cambieranno radicalmente la nostra vita, connettendo gli oggetti a Internet per migliorare gran parte delle attività quotidiane.

Dopo aver permesso alle persone di connettersi tra loro, Internet aprirà le sue porte al mondo fisico: oggetti comuni presenti in casa, ma anche elementi delle città, mezzi di trasporto, edifici, animali. Potenzialmente ogni elemento che ci circonda potrà connettersi, scambiare dati in Rete, o, se previsto, con i device dell’utente.

Per anni abbiamo sentito e letto l’espressione “mondo interconnesso” come futuro della nostra evoluzione. Oggi l’Internet delle Cose, rinominata Internet di ogni Cosa per estendere gli ambiti coinvolti, sta trasformando questa visione in una realtà molto prossima. I tempi, infatti, saranno più rapidi di quanto si possa immaginare. Basti pensare a quanto è servito agli smartphone e al mobile per affermarsi sul mercato e modificare le abitudini delle persone.

Con la banda larga sempre più diffusa e con i costi di connessione, così come quelli di produzione legati alla tecnologia, in progressiva diminuzione, sempre più device integreranno al loro interno un piccolo modulo Wi-Fi. E, sebbene manchi ancora uno standard di comunicazione IoT, connettersi al cloud sarà sempre più comune per gli oggetti che acquisteremo nei prossimi mesi. Elementi tecnologici come elettrodomestici o accessori da indossare, ma anche oggetti piccoli e tradizionali, come cerotti, tappeti di casa, cibi confezionati, solo per fare un esempio.

Proprio al CES 2015 Samsung ha annunciato che entro il 2017 il 90% di tutti i suoi prodotti sarà incentrato attorno all’IoT. E se l’azienda coreana sta scommettendo il suo intero futuro attorno a queste evoluzioni, i competitor non saranno da meno.

Come, cosa, quando

Con l’espressione Internet delle cose, o IoT, s’intende generalmente l’evoluzione dell’uso della Rete, che estende Internet al mondo degli oggetti. La connessione alla Rete permette agli oggetti di acquisire un ruolo attivo, comunicando i propri dati e accedendo a informazioni già condivise. Sarà la capacità di elaborare le informazioni a disposizione, dando un significato utile al contesto specifico, a rendere intelligenti gli oggetti. In tal senso software e tecnologie per l’analisi avanzata dei Big Data diventeranno indispensabili e giustificheranno tutto l’hype di questi ultimi mesi sull’argomento.

Immaginiamo una sveglia capace di anticipare l’allarme nel caso di traffico, magari comunicando alla casa di preparare il caffè in anticipo rispetto al solito orario. O un accessorio da indossare, capace di registrare lo stato di salute e i parametri legati al fitness come tempi degli allenamenti, velocità e distanze percorse, calorie bruciate, incrociandoli con altri elementi per aiutare a migliorare performance e benessere fisico. Queste possibilità, già attuali, sono un accenno dei cambiamenti che ci aspettano. Man mano che persone, oggetti, animali potranno connettersi per scambiare dati, anche in maniera automatica, si potranno creare esperienze impensabili fino a poco fa.

Ecosistema IoE

Per essere precisi, quando oltre agli oggetti si connettono dati, processi e persone si parla di Internet of Everything, o IoE.

L’IoE prevede diversi tipi di connessioni possibili:

  • Machine to Machine (M2M)
  • People to Machine (P2M)
  • Machine to People (M2P)

Oltre alle già esistenti connessioni People to People, che negli ultimi anni anche attraverso i Social Media, sono esplose creando la mappa delle relazioni significative, chiamate grafi sociali.

Nello specifico l’IoE combina una serie di sensori, incorporati nei diversi interlocutori e capaci di registrare determinati parametri. Gli oggetti, connettendosi allo smartphone o direttamente alla Rete in modalità wireless, inviano le varie rilevazioni. È compito dell’intelligenza in Cloud o delle applicazioni mobile presenti negli smartphone, raccogliere e interpretare i tutti i dati tracciati, magari in ambito health, per dialogare con i vari oggetti sulla base dei risultati elaborati. Un dialogo significativo, continuo e in tempo reale capace di adattare il modo in cui tutti gli oggetti connessi all’ecosistema, sorgenti e allo stesso tempo fruitori delle informazioni, rispondono alle diverse variazioni per adeguarsi alle esigenze degli individui.

La capacità di sfruttare i dati raccolti per rispondere a necessità, esigenze, contesti e situazioni specifiche renderà intelligenti gli oggetti che indosseremo e ci circonderanno. Dopo l’arrivo di Smart-phone, Smart-watch e Smart-TV, prepariamoci all’invasione di ogni sorta di oggetto intelligente, sperando di non dover utilizzare il suffisso per ogni nuovo elemento evoluto.

 

Sfide e opportunità dell’Internet of Everything

Gli analisti di Gartner hanno stimato che saranno 4,9 miliardi gli oggetti connessi nel 2015, in crescita del 30% sul 2014. E, aggiornando le proprie previsioni, Gartner annuncia che il numero è destinato a salire a 25 miliardi entro il 2020.

Immaginare di connettere ogni oggetto, da quelli domestici ai macchinari industriali, senza dimenticare gli elementi della città, apre a scenari nuovi e affascinanti. Da una parte lo smartphone può diventare il vero telecomando della vita di ogni individuo, per sfruttare tutti i benefici di un uso coordinato ed evoluto, anche se per lo più automatico, di tutti gli elementi del contesto in cui ci si muove. D’altra parte le sfide, tecniche e legislative, senza dimenticare le complessità sociali, non sono da trascurare.

Grande attenzione dovrà essere riservata al tema della sicurezza, che diventerà fondamentale nel momento in cui ci saranno flussi di comunicazione costanti con servizi cloud. Di certo, i recenti episodi non sono rassicuranti. O forse, sono solo lezioni necessarie per sensibilizzare aziende e utenti su questo aspetto.

Previsioni Garner per l'IoT

I vari settori industriali saranno progressivamente trasformati da quello che prende il nome di Industrial Internet. Automotive, retail, logistica, trasporti, ma anche i settori come quello della salute, goderanno di grandissime opportunità. Le grandi città diventeranno a tutti gli effetti Smart City. E le case, come abbiamo detto, si riempiranno di oggetti intelligenti e connessi.

Quello che fino a poco tempo fa sembrava un mercato esclusivo di startup e aziende visionarie sta diventando un’arena in cui piccole, medie e grosse aziende si giocano la propria sopravvivenza.

Internet of Things from Vala Afshar

Facile capire quindi che le implicazioni per il Business sono enormi. Per Steve Prentice, vice presidente del gruppo Gartner, “I manager devono capire che l’impatto più dirompente e le minacce competitive nascono non dalla semplice digitalizzazione di un prodotto o un servizio, ma dalla creazione di un nuovo modello di business e value proposition“.

Nei mercati passati, creare valore significava individuare esigenze del cliente e realizzare di conseguenza soluzioni più durature possibili. Studio del mercato, analisi di fabbisogni, definizione di opportunità, progettazione, sviluppo e distribuzione di un prodotto: un modello consolidato e tutto sommato rassicurante.

Duecentocinquanta anni dopo la rivoluzione industriale, afferma Gordon Hui, in un mondo iper-connesso, i prodotti che servono al mercato non sono più necessariamente quelli che le aziende progettano e, con tempistiche differente per ogni settore, mettono in commercio. Ora, grazie ad aggiornamenti e possibili integrazioni software, nuove caratteristiche e funzionalità possono essere offerte al cliente in modo regolare, anche dopo che il prodotto è stato acquistato.

La possibilità di monitorare costantemente i prodotti e il loro uso consente di rispondere al comportamento dei clienti in maniera assolutamente nuova. I prodotti, inoltre, possono essere collegati con altri prodotti, offrendo nuove analisi per ottimizzare i processi o inserire funzionalità capaci di migliorare le esperienze dei clienti. Servizi come IFTTT o Zapier hanno dimostrato come la possibilità di automatizzare e far dialogare servizi e oggetti, rappresenta un valore semplice ma molto apprezzato dagli utenti.

theinternetofthings

I prodotti dei prossimi mesi dovranno, quindi, essere capaci di evolversi in relazione alle necessità che il cliente e il mercato richiederanno, in maniera molto più rapida, senza necessariamente prevedere nuovi cicli di progettazione/produzione. Alle aziende è di conseguenza richiesto di creare prodotti aperti a possibili integrazioni e sviluppi, molti dei quali non del tutto prevedibili nel momento di realizzazione e distribuzione. Le trasformazioni che abbiamo visto con software e piattaforme, nonché l’idea della beta continua, saranno estese agli oggetti.

I prodotti non solo stanno diventando intelligenti, ma capaci di crescere assieme a noi, assumendo personalità e imparando a soddisfare i nostri gusti, oltre ai bisogni. Al mercato non sarà solo richiesto di creare prodotti di qualità, ma prodotti “vivi” capaci di evolversi, imparare e adattarsi, assieme agli altri interlocutori dell’ecosistema.

In questo senso torna attuale la teoria evolutiva, che Brian Solis con il termine “Digital Darwinism” ha coniugato in maniera differente. E il relativo meccanismo di selezione naturale potrebbe essere esteso ai prodotti vivi e intelligenti.

Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento.

 

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