Sono le 10 di mattina. Abbiamo portato in ufficio uno smart drifting scooter, un aggeggio a metà strada tra uno skateboard e dei pattini (o forse più simile a un Segway), ma senza l’asse frontale. Ci giochiamo un po’, e dopo pochi minuti ci rimettiamo a lavorare. Aprendo Facebook notiamo che c’è un annuncio sponsorizzato che mostra proprio quel prodotto, anche se non lo abbiamo mai cercato prima. In un altro caso, dopo una conversazione in chat via WhatsApp in cui scriviamo ad un nostro amico di voler fare una vacanza in Svezia, vediamo comparire tra i post sponsorizzati un’offerta last minute per Stoccolma.
In entrambi i casi non si tratta di semplici casualità ma della capacità di Facebook di visualizzare nel nostro stream contenuti promozionali influenzati direttamente dalle interazioni che abbiamo avuto con i nostri amici, e non solo. La capacità, da parte di Facebook, di capire le esigenze degli utenti in base all’analisi dei dati, del contesto nel quale ci troviamo e delle interazioni è arrivata a livelli incredibili. Ora spetta ai brand seguire il suo esempio per innovare le strategie di offerta.
La capacità di analizzare informazioni sulle nostre preferenze con i dati relativi al contesto sociale e fisico nel quale interagiamo è il fattore critico di successo che ogni brand oggi è chiamato ad affrontare.
La forza competitiva di un’impresa oggi è data dalla integrazione di piattaforme e tecnologie digitali con l’analisi dei dati relativi a tre fattori tra loro correlati:
I brand che saranno capaci di coinvolgere gli utenti per farli interagire con l’offerta di prodotti e servizi, acquisire questa enorme quantità di dati attraverso ogni possibile touchpoint, e analizzarli in tempo reale, avranno la possibilità di analizzare e prevedere le intenzioni di acquisto degli utenti, riposizionando l’intera value chain prima dei competitors, con un obiettivo preciso: valorizzare l’Experience Graph di ogni utente.
La sfida lanciata da Facebook è aperta; ora è giunto il momento di coglierla.
Nel 2054 la città di Washington ha cancellato gli omicidi da ormai 6 anni grazie a un sistema chiamato Precrimine.
Basandosi sulle premonizioni di tre individui dotati di poteri extrasensoriali di precognizione amplificati detti Precog, la polizia riesce a impedire gli omicidi prima che essi avvengano e ad arrestare i “colpevoli” prima ancora che questi commettano, o addirittura, premeditino, il fatto.
Questa è la trama del film “Minority Report”, diretto nel 2002 da Steven Spielberg, che quest’anno ha dato vita anche a una serie TV trasmessa negli USA.
Oggi le suggestioni che sono alla base di Minority Report non sono più fantascienza; le strategie di impresa oggi devono muoversi lungo sei coordinate che identificano le caratteristiche di ciascun utente in modo molto preciso:
Oggi la vera sfida per le imprese è quella di sviluppare competenze adeguate ad analizzare in modo integrato queste informazioni, allo scopo di individuare e definire pattern comportamentali utili ad orientare le decisioni strategiche per il proprio business. In questo modo è possibile acquisire notevoli vantaggi sui competitors, rendendo tutta l’organizzazione più agile e snella nell’individuare fattori critici o nuovi trend di mercato.
Viviamo in un’epoca caratterizzata dalla “Data Revolution”, ma non tutti sono consapevoli che siamo solo all’inizio di un processo che ci porterà davvero molto lontano.
L’integrazione tra gli smartphone e i nostri profili social fa si che possiamo accedere rapidamente a qualsiasi informazione, e il nostro stesso concetto di identità viene plasmato costantemente dall’uso di piattaforme e strumenti che, se lo vogliamo, possono comunicare tutto di noi: i nostri interessi, dove siamo stati, dove ci troviamo, come ci sentiamo, quali sono le nostre preferenze su un prodotto o un servizio.
Sembra già tanto, ma in realtà siamo solo all’inizio: quando anche gli oggetti come vestiti, elettrodomestici e automobili saranno connessi tra loro, assisteremo a una esplosione di dati che Cisco, in un suo recente report, stima in 44 Zettabyte di dati entro il 2020.
I brand hanno iniziato a investire nell’implementazione delle tecnologie IoT (anche se in molti casi mancano ancora capitali e cultura), per moltiplicare i punti di contatto con i clienti allo scopo di acquisire dati utili per elaborare strategie di offerta utili ad offrirci ciò che desideriamo, nel momento stesso in cui noi lo vogliamo e allo stesso tempo con lo scopo di ottimizzare processi e costi.
L’ingresso di nuove tecnologie aumenta costantemente il livello di complessità al quale l’impresa deve far fronte; affinché questo approccio possa avere successo, portando a fattore comune tutti i vantaggi che si possono realizzare implementando le tecnologie IoT, è necessario ripensare in modo strategico l’organizzazione dell’impresa.Il modo in cui le imprese elaborano i loro modelli di business è destinato a cambiare radicalmente.
Ancora oggi molte aziende sono strutturate in business unit che somigliano più a dei “silos” che processano informazioni sui clienti ed elaborano strategie senza condividere o integrare le informazioni con gli altri uffici. Ma questo modello oggi non è più sostenibile, perché la moltiplicazione dei punti di contatto tra utenti e brand innalza notevolmente il livello di complessità nell’analisi e rende necessario integrare nelle strategie di marketing informazioni provenienti dai diversi touchpoint, che evidenzino le differenti variabili legate alle preferenze di ciascun utente e al suo contesto di riferimento.
Perché fin quando l’impresa parlerà a tutti pensando di rivolgersi a ciascuno, perderà ogni reale opportunità di servire il proprio cliente nel migliore dei modi.
Immaginiamo di trovarci sulla cima di una montagna, immersi nel verde. All’improvviso, quattro ragazzi ci raggiungono con una Jeep, scendono dall’auto e iniziano a muoversi e a giocare in assoluta libertà.
Questo è il minuto di libertà che recentemente il brand Original Marines ha regalato ai suoi fan nell’ambito del contest www.1minutodilibertà.it dedicato a chi è rientrato dalle vacanze, non vuole rinunciare all’idea di un altro viaggio e desidera approfittare dell’opportunità di vincerne uno negli USA.
La sensazione di libertà è valorizzata in modo del tutto innovativo con un video immersivo a 360° che consente allo spettatore di guardarsi intorno come se si trovasse davvero al centro della ripresa e di scegliere da quale angolazione osservare la scena, soffermandosi sui dettagli che più gli interessano per individuare, in un gioco on line, i sei elementi che rimandano al concetto di libertà.
I video immersivi costituiscono una delle più interessanti innovazioni implementate da Facebook in questi ultimi mesi; questa novità viaggia di pari passo con la progettazione di esperienze immersive in realtà virtuale resa possibile dall’ingresso sul mercato di device dedicati come gli Oculus Rift, i Samsung Gear VR ma anche il cartoncino low-cost Carboard di Google, che hanno abilitato per la prima volta le persone alla possibilità di vivere un’esperienza digitale in contesti virtuali sempre più ricchi di particolari.
Da questo punto di vista, le possibili applicazioni della realtà virtuale sono tendenzialmente infinite, e vanno di pari passo con la capacità dei brand di integrare questa tecnologia nelle strategie di marketing attraverso la produzione di contenuti capaci di coinvolgere in modo unico l’utente.
In un recente report pubblicato da Venturebeat, il valore di mercato dei device che rendono possibile esperienze di realtà virtuale da parte degli utenti sarà almeno di 15,9 miliardi di dollari entro il 2019. E se il gaming è al momento il settore di mercato che per primo potrà beneficiare della realtà virtuale, occorre evidenziare che a fronte di questi dati l’integrazione tra AR e dispositivi mobile è destinata a diventare la principale porta di accesso degli utenti verso questo nuovo tipo di esperienze.
Arriviamo alla fine dell’anno e non possono mancare gli ultimi eventi prima del Natale:
Se sei arrivato fino in fondo a questa newsletter, ti meriti un premio. Abbiamo selezionato per te un interessante report di Cisco dal titolo: The Internet of Things: How the next evolution of the internet is changing everything.
Il report analizza gli impatti delle tecnologie connesse per l’intera società, evidenziando anche i fattori critici che possono rallentarne lo sviluppo.