L’uomo ha imparato a usare la tecnologia che gli ha consentito di ampliare la propria conoscenza e al tempo stesso sviluppare nuovi bisogni. Un sostanziale passo avanti anche nella User Experience, si è verificato con l’introduzione sempre più massiva e totalizzante dell’utilizzo degli strumenti mobile e oggi, la maggior parte dei contenuti in streaming, vengono fruiti essenzialmente da device mobili.
Così come le persone erano abituate ad ascoltare la radio nei percorsi in automobile, oggi l’audio torna a riempire un tempo dedicato agli spostamenti e a tutti quei momenti durante i quali ognuno di noi è preso da altre attività che, comunque gli consentono di concentrarsi sull’ascolto.
Così la visione romantica del ritorno al contenuto audio, immaginando luoghi e personaggi grazie alla grande potenza della descrizione della voce ascoltata, mette in luce anche tutto ciò che si è sviluppato attorno alla voce e che ha innescato quello che sarà un cambiamento epocale e una grande opportunità per le aziende che investiranno in futuro nei branded podcast.
Ci stiamo preparando alla grande trasformazione degli algoritmi, soprattutto del GoogleBot, che tra non molto sarà in grado di tracciare i contenuti audio per indicizzarli e carpire argomenti e keywords. Tutto questo nasce da una palestra che noi stessi abbiamo frequentato: la messaggistica audio, gli assistenti vocali come quelli installati nei sistemi operativi mobile o Alexa, in grado di interpretare le richieste dell’utente con un occhio alla domotica, hanno generato un archivio importante di conversazioni che, mappate dagli algoritmi, stanno formando le IA che già oggi sono in grado e lo saranno ancor più approfonditamente, di entrare nel contenuto audio, come appunto i podcast.
Oltre la motivazione tecnologico-tecnica, fuor di dubbio che il podcast si presta oggi più che mai all’interpretazione dello storytelling aziendale, regalando opportunità creative e di conversione verso il brand uniche perché alternative ai soliti contenuti.
Pur se il podcast come contenuto esiste da lungo tempo, probabilmente Spotify in primis è la piattaforma che non solo ha contribuito a ridisegnare i confini della musica e dei diritti d’autore ma ha sviluppato un ambiente dedicato alle aziende che hanno iniziato a creare profili e playlist legati al brand per poi investire nel podcast come strumento parallelo di content marketing aziendale. Oltre a Spotify non dobbiamo dimenticare i podcast provider (come Podbean o Spreaker) o servizi come Soundcloud, il sito web di music sharing che permette ai musicisti di collaborare, promuovere e distribuire la loro musica e che diventa anche strumento di diffusione audio aziendale. Di esempi di successo ce ne sono moltissimi. Prendiamone due che sfruttano Spotify il primo e Soundcloud il secondo.
MINI Italia ha prodotto il Podcast Prime Svolte, “un podcast corale che raccoglie le piccole grandi storie di tutti noi. Un percorso nella dimensione magica delle nostre prime volte in cui incontrerai sciamani, astronauti, maghi, scienziati, cartomanti e non solo”. Praticamente un viaggio attraverso il racconto di personaggi e delle loro prime (s)volte per identificare il mezzo (la MINI) come metafora del movimento delle storie attraverso la voce. Un esperimento coinvolgente che funziona perché non parla del brand ma lo evoca nel concetto del racconto. Prime Svolte è stato il primo branded podcast in Italia del settore automotive.
ENI ha invece realizzato un corporate podcast che racconta temi specifici legati all’energia e all’ambiente, in italiano e in inglese, descrivendo in quasi 200 tracce le storie di territori ed economie circolari. Le puntate, da poco più di 10 minuti l’una, sono costruite come storie legate a personaggi immaginari, che però interpretano il tema al centro del topic del contenuto.
Il fenomeno Clubhouse lo abbiamo subíto e osannato sin dai suoi primi passi nei primissimi mesi del 2021. Probabile che quella sua prima forma così orizzontale abbia creato un grande appeal da parte di diverse imprese di vari settori che si sono riversate nella piattaforma di streaming audio per presidiare lo strumento e studiarne gli effetti sull’audience.
Fuor di dubbio che avrebbe potuto essere uno strumento molto efficace per la brand awareness ma lo stop evolutivo, la mancanza di confini che potessero delimitare le zone “premium” riservate alle aziende, con conseguente piani di revenue, e le aree dedicate invece all’audience, ne ha decretato l’allontanamento da parte delle aziende, perché non ritenuto efficace a livello di conversione.
La volatilità del contenuto non giustificava l’investimento di risorse ed energie per dedicarsi al content making e l’iniziale limitazione di utilizzo ai possessori di device iOs ne ha poi definito ancor più l’aspetto negativo per un eventuale inserimento nella strategia di marketing aziendale. Per tal motivo non può essere un’alternativa percorribile. Il branded podcast resta un elemento importantissimo, longevo e riutilizzabile nelle strategie di comunicazione e marketing dell’azienda.
Un’azienda che decidesse di dedicarsi alla creazione di audio content e quindi di branded podcast, dovrebbe essere cosciente che per realizzare una serie di podcast avrà bisogno di diverse figure che possano seguire lo sviluppo creativo/tecnologico del prodotto che si presenta, come complessità e sviluppo, al pari del video. Superata questa fase e realizzato il contenuto, l’azienda avrà in mano un prodotto long life che non solo sarà affascinante all’ascolto dei propri utenti ma potrà essere distribuito attraverso diverse piattaforme, embeddato e mappato dagli algoritmi. Scegliere ora questa strada restituisce un vantaggio in un momento in cui ancora non si ha netta la percezione che l’audio avrà sempre più spazio nel content marketing aziendale proprio perché saprà inserirsi in quei momenti in cui il pubblico, in movimento, potrà dedicare l’attenzione solo tramite l’ascolto.