Gli ultimi mesi del 2021 possono essere riassunti in una parola: metaverso. Se ne è parlato tanto, con approfondimenti su ciò che sarà, su ciò che potrebbe essere e su cosa ci aspetta. Quello che ancora lascia perplessi è che nell’immaginario collettivo se ne parla ancora solo al futuro, come se si trattasse di un momento non ancora arrivato. La realtà però ci mette di fronte ad un fatto: il metaverso esiste, sotto diverse forme e con differenti modalità di approccio, ma è già parte del mondo digitale che si sta evolvendo verso la nuova era del Web3, e tante realtà se ne sono rese conto e stanno agendo di conseguenza.
Attualmente esistono due tipologie di mondi virtuali che possono vantare gran parte delle caratteristiche del metaverso appena descritte:
Nella prima categoria troviamo le piattaforme di gaming che negli ultimi anni si sono contraddistinte per rappresentare molto più di un semplice gioco. È il caso di mondi virtuali come Roblox, Fortnite, Minecraft e Animal Crossing che oltre ad offrire l’esperienza ludica con obiettivi precisi, danno la possibilità agli utenti di interagire, socializzare creando spazi dedicati a community specifiche e personalizzare la propria esperienza curandone in profondità i dettagli.
L’attuale limite principale di queste piattaforme è che si parla di una serie di mondi chiusi in cui il contenuto, il commercio e le esperienze dei consumatori vivono esclusivamente all’interno dello stesso ambiente virtuale senza possibilità di utilizzo all’esterno. Il commercio infatti si basa sull’acquisto di moneta interna ai giochi che non ha però alcun valore al di fuori e gli oggetti creati o acquistati su una piattaforma non sono spendibili in alcun modo in un contesto digitale diverso.
I principali metaversi basati su piattaforme decentralizzate al momento sono Decentraland e The Sandbox, entrambe collegate su blockchain Ethereum e basati su una logica di acquisto, attraverso criptovalute interne quotate sugli exchange, di appezzamenti di terre digitali composte da pixel volumetrici (LAND) sulle quali poter creare il proprio mondo personalizzato.
In questa categoria di mondi, la logica del gioco è solo uno dei possibili percorsi da intraprendere. Ogni utente in possesso di una LAND può decidere a quale scopo destinarla, con possibilità di sviluppo indefinite. È possibile creare giochi, allestire spazi espositivi di NFT o dedicati ad eventi, il tutto con la possibilità di monetizzare le proprie attività secondo diversi modelli di business.
La differenza sostanziale tra i mondi chiusi e quelli aperti appena descritti è quindi da ritrovare nel concetto di proprietà dei prodotti digitali creati ed acquistati all’interno delle diverse piattaforme. Ad esempio, un giocatore di Fortnite che acquista un bene digitale non ha la possibilità di portare lo stesso oggetto in un ambiente virtuale diverso, mentre un utente che crea un oggetto o una terra su The Sandbox crea di fatto degli NFT da poter utilizzare anche in contesti differenti, per esempio mettendolo in vendita su OpenSea.
Decentraland e The Sandbox, così come altri metaversi su blockchain che stanno nascendo come Somnium o il progetto italiano Coderblock, sono mondi ancora in fase di sviluppo e, di fatto, rappresentano il passo successivo che ci accompagnerà definitivamente dal Web 2.0 al Web3. In questo senso quindi la vera visione di un Metaverso interconnesso in cui i contenuti sono intercambiabili all’interno di ambienti diversi è alle porte ma non è ancora del tutto arrivata.
Il contesto descritto è inevitabilmente diventato in breve tempo terreno di conquista dei grandi marchi del retail internazionale che hanno visto in questi mondi virtuali l’opportunità di entrare in contatto diretto con un pubblico che nel medio termine rappresenterà la maggior parte dei loro consumatori.
Le aziende si stanno preparando all’ingresso nel metaverso in maniera strategica, utilizzandolo anche come un ecosistema dove sperimentare un nuovo modo di approcciarsi al marketing. L’elemento più evidente che ha caratterizzato le mosse recenti dei grandi brand verso il nuovo mondo è la volontà di creare esperienze autentiche per le community in modo da coinvolgere i consumatori nel territorio che riconoscono come propria zona di comfort, dove sono più propensi a ricevere input provenienti dall’esterno.
Proporsi con coerenza e credibilità senza cercare di replicare modelli di marketing tradizionali traslati in ambienti virtuali è la luce che sta guidando la maggior parte delle realtà che hanno mosso i primi passi in questi ambienti digitali.
I metaversi attuali e quelli che si aggiungeranno in futuro hanno uno sviluppo potenzialmente infinito, ma già sulla base di quelli che abbiamo approfondito fino a questo momento è possibile ricavare alcuni importanti segnali su quali sono e quali saranno i modelli di business che guideranno la monetizzazione delle proprie attività all’interno degli spazi virtuali tanto dei brand quanto degli utenti.
È il modello che attualmente si sta sviluppando a maggiore velocità. Ha registrato negli ultimi 12 mesi una crescita esponenziale che ha generato un volume di circa 27 miliardi di dollari in criptovaluta, con un aumento sulla blockchain Ethereum del 656% solo nel terzo trimestre del 2021.
Anche nel metaverso la raccolta pubblicitaria riesce a trovare il proprio spazio, seguendo logiche e dinamiche in linea con le peculiarità dell’ambiente specifico. Stringere accordi con brand per dar loro visibilità all’interno della propria terra su un mondo decentralizzato, o inserire degli oggetti personalizzati da un marchio all’interno di una piattaforma centralizzata, è un approccio già utilizzato e in espansione.
Nei metaversi decentralizzati esiste la possibilità di acquistare LAND anche solo per trarne profitto noleggiandone gli spazi ad una terza parte, e la possibilità di lasciare che un pezzo di terra sia temporaneamente a disposizione di un brand o di una realtà esterna per svolgere una propria attività è un modo di monetizzare l’investimento con la stessa logica dei temporary shop.
All’interno di un territorio virtuale su piattaforme centralizzate come Roblox o decentralizzate come The Sandbox è possibile istituire una quota di Robux (moneta interna di Roblox) o $SAND (critpovaluta ufficiale di The Sandbox quotata sugli exchange) da richiedere agli utenti per partecipare ad un’attività ludica realizzata o per assistere ad un evento virtuale esclusivo.
Uno dei modelli già più sviluppati insieme a quello della vendita di NFT è relativo alla vendita diretta di prodotti volti a personalizzare gli avatar. Visto lo stato di sviluppo attualmente più avanzato delle piattaforme di gaming, si tratta di un modello di business che ha già visto il coinvolgimento di diverse realtà, specialmente appartenenti al settore del beauty, della moda e del lusso che hanno mosso i primi passi verso il cambio di paradigma da Direct To Consumer a Direct To Avatar.
Esempi recenti come l’acquisizione di RTFKT da parte di Nike, di Adidas che acquista una LAND di The Sandbox per creare l’AdiVerse o di grandi marchi della moda come Ralph Lauren, Balenciaga e Tommy Hilfiger che operano il cambio di business model verso il Direct To Avatar, creando collezioni digitali per piattaforme come Roblox e Fortnite, rappresentano un segnale importante e molto chiaro. Non c’è bisogno di guanti tattili, occhiali per la realtà virtuale meno ingombranti di un visore e realtà aumentata in ogni quartiere delle città per dimostrare che stiamo vivendo una fase di transizione epocale. Sarà importante riuscire però a sfruttare questo momento di passaggio per sperimentare l’efficacia dei nuovi modelli di business ed esplorarne di nuovi in modo da costruirci le basi e i punti di riferimento che guideranno le interazioni nei metaversi che si svilupperanno. Oggi si stanno definendo i criteri che guideranno ciò che a breve verrà.