In un futuro che è già più attuale di quanto immaginiamo, gli oggetti presenti nelle nostre case interagiranno direttamente con noi, utilizzando tutte le informazioni di cui avranno bisogno, se noi glielo concederemo. A prescindere dal luogo nel quale ci troviamo fisicamente.
Immaginiamo che, dopo una giornata di lavoro che ci ha messo particolarmente alla prova, rientriamo finalmente a casa. Il nostro braccialetto wearable, che monitora la nostra pressione e il battito cardiaco, utilizza i dati della nostra giornata per “capire” quanto siamo stanchi. E, attraverso l’App nel nostro smartphone, comunicherà il nostro umore direttamente “alla casa” (Smarthome).
Appena varcheremo la porta di casa troveremo ad accoglierci una musica soft, le luci del salone soffuse e, magari, il profumo giusto per rilassarci.
Tutto questo è già possibile oggi, grazie alle tecnologie che trasformano la nostra casa in una Smart Connected Home. A differenza dei sistemi domotici precedenti, dove i vari elettrodomestici si interfacciano tra loro sulla base di software più o meno elaborati, in una casa smart gli oggetti non solo comunicano in modo costante, ma interagiscono direttamente con le informazioni che decidiamo di condividere, rendendo più accogliente e funzionale l’ambiente nel quale viviamo.
Il mercato della casa intelligente vale già oltre 2 miliardi di dollari ed è in costante crescita: nel 2017 supererà, secondo le previsioni, la soglia dei 10 miliardi. Non c’è quindi da stupirsi se da diversi mesi le aziende più importanti si sono messe al lavoro per sviluppare sistemi capaci di fornire nuove esperienze all’utente attraverso la connessione tra persone, oggetti e ambienti domestici. Dopo gli Smartphone stiamo assistendo alla Smart-ificazione di sempre più oggetti: tv, watch, ecc… In futuro le persone rischieranno di essere l’elemento “meno intelligente” della casa, non tanto perché diventeranno stupide, ma perché a loro sarà richiesto di pensare e fare il meno possibile. E la casa sarà sempre più al servizio dei suoi ospiti.
Partendo da questo contesto e spinti dalla sperimentazione continua che ci caratterizza, ci siamo cimentati nello sviluppo dell’AirMuji. Nato come un potenziale esperimento e pesce d’aprile è diventato qualcosa di più, un esempio di come, con un po’ di lavoro, ogni oggetto domestico si può evolvere per diventare qualcosa di connesso, integrato, per certi versi intelligente.
In una mezza giornata il team di IQUII si è dedicato a fare un hacking un po’ particolare: abbiamo acquistato un Aroma Dispenser Muji per renderlo “Smart”. L’Aroma Dispenser è un oggetto di design con la funzione di profumare la casa vaporizzando una miscela di acqua e oli essenziali. Il Dispenser integra un piccolo circuito elettronico che consente al dispositivo di temporizzare i cicli di accensione e spegnimento.
Noi abbiamo pensato ad un’idea abbastanza semplice: hackerare il Dispenser e fargli spruzzare profumo ogni volta che si riceve un tweet.
La ricetta del nostro hacking ha richiesto i seguenti ingredienti:
Il Raspberry Pi è un mini-computer a base Linux, che consuma pochissimo e non fa rumore.
Il PiFace è un’interfaccia che si collega direttamente al Raspberry Pi; è dotata di relè (interruttori controllati via software), pulsanti e uscite logiche che sono facilmente collegabili con gli oggetti elettronici che tutti abbiamo in casa.
Gli optoisolatori sono piccoli integrati che separano elettricamente i circuiti elettronici, mettendo al sicuro da un lato il Muji e dall’altro il RasperryPi.
Poi c’è il nostro Mario, definito anche come “un sistema biologico che si attiva con cibo, acqua e caffeina, capace di generare le righe di codice necessarie a interfacciare il software tra Twitter, PiFace e il Dispenser”.
L’hacking è stato impostato in questo modo:
Con questo piccolo esperimento abbiamo di fatto trasformato un oggetto domestico in uno “smart connected object” capace di reagire in tempo reale ai comportamenti degli utenti online. Ma non solo. Immaginate se l’evento che attiva il dispenser fosse un sensore di luminosità, una sveglia ad un orario preciso o un sensore di pressione posto sotto la tavoletta del WC.
Vi immaginate le possibili applicazioni?
E il nostro ufficio, ora, ad ogni mention su @iquii profuma sempre più di lavanda.
Twittate e veniteci a trovare qui 🙂