Bitcoin B2B: il business to business sulla blockchain è alle porte

Bitcoin B2B: il business to business sulla blockchain è alle porte

Pubblicato da IQUII il 15/09/2014 in Thinking

Con una certa lentezza il mondo delle istituzioni finanziarie si sta muovendo. Questa non è una critica, anzi possiamo facilmente immaginare che l’analisi del fenomeno Bitcoin vada avanti già da un po’, raggiungendo soltanto ora uno stadio di maturità sufficiente per cominciare a comunicare i risultati di questa ricerca.

Progressivamente il Bitcoin si sta allontanando dall’immagine del “tulipano di bit”, trovando finalmente quel volto più tecnologico che le persone vicine al fenomeno conoscono molto bene già da tempo.
Un recente studio della Bank of England (la banca centrale d’Inghilterra) ha prodotto due documenti (i link sono in fondo all’articolo), entrambi dedicati al fenomeno Bitcoin e la tecnologia che lo caratterizza, con specifica attenzione alla blockchain.

La blockchain è il registro pubblico e pseudonimo (non anonimo) che contiene tutte le transazioni di bitcoin effettuate nel corso della storia. Potremmo riassumere questa tecnologia con l’equivalente di un libro contabile pubblicamente consultabile, dove però l’identità di chi ha compiuto le transazioni è rappresentata da stringhe alfanumeriche (non immediatamente intelligibili) le quali sono trascritte (anziché a penna!) tramite una complessa crittografia a doppia chiave.

Lo studio si basa su una premessa: ogni moneta deve essere accompagnata da uno o più metodi di pagamento, ciascuno di essi dotato di un registro contabile per tenere traccia dei movimenti. Nel corso della storia sono nate nuove monete a cui si sono susseguiti nuovi metodi di pagamento, i quali a loro volta hanno prodotto ulteriori tipologie di valuta come la moneta elettronica su cui poggia la quasi totalità del commercio moderno.

Secondo Bank of England il Bitcoin è la prima moneta inscindibile dal suo metodo di pagamento, in quanto il funzionamento è strettamente collegato al registro pubblico della blockchain. Questa innovazione, possibile soltanto grazie alle tecnologie attuali, porta con sé una rivoluzione che si trova soltanto agli inizi: oggi il metodo di contabilizzazione delle transazioni è quello della partita doppia, rilsalente alla fine del secolo XV con gli scritti di Frate Luca Pacioli, basato sull’autorità e la credibilità di chi ne cura l’aggiornamento.

L’analisi mette in luce che anche i sistemi di pagamento più moderni, basati quindi sulla trasmissione informatizzata del dare/avere, fanno utilizzo degli stessi antiquati principi di autorità e credibilità, esposti ad un nuovo rischio di falsificazione tipico della digitalizzazione delle informazioni.

Spostando il focus sul ruolo delle banche, l’analisi lascia intendere che una public ledger, ovvero una blockchain, potrebbe mitigare tre tipologie di rischi presenti nell’attuale centralizzazione:

  • quelli legati ad insolvenza ed eccesso di debito, laddove il registro li rivela pubblicamente;
  • quelli viceversa legati alla liquidità, in quanto una banca fondamentalmente solvibile potrebbe non essere in grado di pagare soltanto in quel preciso momento e luogo;
  • quelli operativi, ovvero la cessazione temporanea o prolungata del funzionamento di un attore all’interno della filiera.

La blockchain ha dimostrato che il possesso e la distribuzione di proprietà digitali è possibile anche senza alcuna autorità centrale, pertanto per la Bank of England si presenta un rischio, ovviamente molto remoto, che la stabilità offerta dalle criptomonete posa essere una minaccia per la Sterlina qualora vi fosse un crollo di fiducia verso tutto il sistema finanziario a cui appartiene.

Proiettando questo scenario nella situazione imprenditoriale a cui facciamo riferimento nel titolo, è possibile immaginare un passaggio progressivo dalla gestione “Pacioli” a quella “Blockchain”, nella quale si inseriscono un’infinità di sfumature tecniche che permettono l’integrazione tra un’economia di scambio basata sulla fiducia centralizzata e quella su un registro pubblico matematicamente certificato.
Isole imprenditoriali contabilmente collegate dalla fiducia hanno bisogno di interfacciarsi con le (ancora piccole) isole contabilmente improntate su una o più blockchain, aprendo porti di scambio che facciano uso di gateway più o meno integrati con le già diffuse piattaforme di pagamento.

L’opportunità per chi vuole costruire soluzioni business to business su questa tecnologia è duplice: da un lato si può sfruttare il Bitcoin come moneta, grazie alla sua carica di valuta globale e dal basso, dall’altro si integra la blockchain e il suo rivoluzionario metodo di pagamento, nel quale solvibilità, liquidità e operatività sono “matematicamente certi”.

Dubbi o domande? Ci vediamo il 28 Settembre 2014 al workshop “Bitcoin, molto più di una moneta” organizzato a Todi in occasione degli Appy Days. Nel frattempo sono disponibili i documenti Innovations in payment technologies e The economics of digital currencies della Bank of England, dai quali questo articolo ha tratto ispirazione.

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