#openIQUII – Restart 2016: Disruptive Trend

#openIQUII – Restart 2016: Disruptive Trend

Pubblicato da IQUII il 01/02/2016 in Thinking

Si è chiuso un anno all’insegna dell’innovazione e della tecnologia e se ne sta aprendo uno all’insegna di quella che sembrava fino a poco tempo fa Fantascienza.

Al CES2016 di Las Vegas sono state presentate nuove tecnologie, intelligenze artificiali, progetti incredibilmente futuristici e dati che fanno impressione: nel 2016 il 44% della popolazione mondiale avrà accesso a Internet, ovvero 3.2 miliardi di persone, spenderemo sempre più tempo e più denaro online e lo faremo attraverso dispositivi connessi. Siamo adesso all’insegna di un anno che vedrà esplodere il concetto di ubiquità e iper-connessione.
In che modo le aziende devono e possono fronteggiare il mercato? Cosa fare per rimanere al passo? Su cosa investire?

Giovedì 28 Gennaio, durante il primo #openIQUII dell’anno, abbiamo parlato dei Disruptive Trend che caratterizzeranno il 2016 ed in che modo le aziende devono essere in grado nei prossimi anni di adattarsi alle evoluzioni del mercato, della tecnologia e dei consumatori per sopravvivere.

Digital Darwinism: ovvero dagli scacchi al Tetris

Il Darwinismo digitale è quel processo evolutivo costante di una società ed una tecnologia in continuo mutamento. Proprio come nell’evoluzionismo di Charles Darwin e nel gioco del Tetris, adattabilità, flessibilità e capacità di intersecare ogni elemento strategico sono oggi le abilità necessarie ad aziende di grandi e piccole dimensioni per sopravvivere.

Non esiste una strategia unica attraverso la quale assicurarsi le giuste mosse, ma solo il giusto equilibrio tra la capacità saper fare sempre meglio – Iteration – sempre nuove cose – Innovation – che rendano le precedenti obsolete – Disruption.
L’unica strategia sarà quella di essere competitivi guardando al futuro: passando dalla capacità di seguire i trend e reagire ai comportamenti a quella di coinvolgere e ispirare attraverso la creazione di Esperienze.

Ma quali saranno i principali Disruptive Trend che vedremo evolversi nei prossimi mesi e anni?

Esperienze, non prodotti

L’esperienza diventa più importante del prodotto stesso. Le aziende devono pensare i propri prodotti o servizi nell’ottica delle esperienze che possono offrire ai consumatori: amplificando esperienze esistenti, stili di vita, processi lavorativi.
Quei brand che hanno costruito e consolidato la loro reputazione negli anni vengono messi in ombra dai competitor che investono nell’engagement e nella collaborazione creativa con i propri consumatori.

Ogni leva strategica deve essere focalizzata su bisogni, aspirazioni e valori di una generazione che si distingue nettamente dalla precedente per abitudini, comportamenti e struttura sociale.

Digital customer experience

La digital transformation necessaria a competere in una economia digitale è oggi diventata lo standard, il punto di partenza da cui poi le aziende hanno cominciato a dirigersi verso nuovi paradigmi, come investire nella digital customer experience per aumentare l’esperienza di tutti i consumatori ed i lavoratori.
Le scienze sociali permettono ai decision makers di comprendere come i digital trends influenzano il modo in cui le persone lavorano, comunicano, percepiscono valore ed in cosa. La tecnologia si fa abilitatrice della human-centered transformation delle aziende, creando una evoluzione nei modelli, processi e sistemi adattivi.

Customer journey

Si ridefinisce anche il customer journey: non più interpretabile come un macro processo lineare bensì come un ciclo evolutivo che si struttura attraverso la somma di tanti micro momenti.
La sua decentralizzazione si compone infatti di una serie di micro momenti non lineari e mobile-centrici, creando il contesto ideale alla product serendipity. Le aziende devono quindi ripensare il marketing per raggiungere i consumatori in ogni momento, condensandolo in micro momenti.

The customer journey

I brand hanno sempre visto il percorso del consumatore come lineare: dall’unawareness all’awareness, la considerazione, l’interesse e poi la decisione di acquisto. Si è passati poi ad un modello circolare che rappresentasse il vero customer journey, fino ad arrivare alla consapevolezza che esso si compone di tanti micro percorsi all’interno dei quali identificare i touchpoint con il consumatore.

On Demand Economy

La Sharing Economy, basata sulla condivisione, si destruttura e muta: ogni cosa diviene On Demand, portando le aziende a dover comprendere i nuovi mercati e processi nati dalla domanda crescente.

Per On Demand Economy si intende l’attività economica generata dalle tech companies che soddisfano la domanda del consumatore attraverso l’immediata erogazione di beni e servizi.

Un’azienda On Demand e il suo ecosistema di lavoratori e consumatori genera valore da reputazione + trust + valore.
Una “selfish” economy dalla quale i consumatori si aspetteranno business trasparenti, immediati e contestuali, ogni cosa sarà on demand, inclusi i servizi b2b.

On Demand Economy

I leader del mercato on demand hanno creato dei business model di successo attraverso la soddisfazione dei bisogni del consumatore in modo più scalabile, economicamente vantaggioso ed efficiente dei loro predecessori.

L’Always On nato con la smartphone revolution ha reso convenienza, efficienza e semplicità gli ingredienti chiave delle decisioni di acquisto, traslati nel mondo del mobile commerce.
Gli acquisti quotidiani si sono trasferiti all’interno dei nostri device, generando uno dei più rilevanti mutamenti nei modelli di consumo della storia: la possibilità di effettuare acquisti di ogni tipo in qualsiasi momento con il semplice tap di un pulsante.

Mobile First

Con l’espressione Mobile First coniata da Luke Wroblewski nel 2009 si identifica uno spostamento di paradigma – a livello culturale, strategico, di design e di sviluppo – che pone come punto di partenza del processo di questa nuova società multi-screen appunto il mobile.

Il mobile ha infatti trasformato radicalmente il ruolo del web, rendendolo più dinamico, personale e utile. Questo cambiamento impone di riprogettare prodotti e servizi ponendo l’utente ed il suo bisogno di engagement on demand e in real time al centro dell’esperienza.

Human Internet of Things

L’esplosione dell’Internet of Things ha creato una miriade di oggetti connessi e soluzioni diverse focalizzate sull’aspetto tecnologico e non sulla persona. L’uso di tecnologie proprietarie e difficilmente comprensibili da parte dell’utente ha creato un ostacolo che ne ha limitato i benefici per gli utenti.
Gli sviluppatori devono puntare a creare interfacce human-centered dando vita ad un ecosistema focalizzato sui bisogni piuttosto che su prodotti e tecnologia, tanto più sfruttando le potenzialità dell’IoT di creare contesti ed ambienti smart in grado di comunicare con produttori, fornitori ed utenti migliorando l’esperienza d’uso.

Realtà Virtuale

Se la realtà virtuale è già affermata, i suoi device si fanno sempre più portable disegnando esperienze immersive a 360 gradi.
Oculus, Hololens o Magicleap portano in vita la realtà virtuale, aprendo ad un nuovo mondo di esperienze aumentate che non replicano semplicemente la vita quotidiana ma la potenziano, dal retail allo shopping fino al gaming e al turismo.

Coworking e formazione continua

L’ambiente di lavoro, da una atomizzazione dei singoli dipartimenti che lo compongono, converge in un unico flusso le cui funzioni condividono invece di competere. Gli stessi spazi di lavoro divengono luoghi di condivisione, innovazione e
accelerazione di idee e progetti.
La R&D tradizionale non è più sufficiente, per continuare a innovare, le grandi aziende devono agire come piccole startup, creando centri di innovazione, collaborando con esse o acquisendole. I centri di innovazione abilitano le grandi aziende, lente e avverse al rischio, a sperimentare rapidamente nuove idee forzando il cambiamento aziendale. Alcune innovazioni che non riescono a nascere all’interno delle grandi aziende creeranno nuovi mercati, sfidando le imprese incapaci di innovare.

Lavoratori e consumatori digitali pensano, agiscono e hanno aspettative differenti rispetto alle precedenti generazioni: vogliono che ogni business sia come le loro app preferite. I software d’impresa inizieranno a comportarsi come le app e a ridefinire il ruolo dell’IT e dei processi in azienda.
Anche il gap tra le competenze professionali di ieri e quelle di domani si amplia: l’educazione tradizionale non è più sufficiente, le persone apprendono le skill di base senza comprenderne la correlazione con le professioni di domani ed è necessario quindi investire in un processo di formazione continua.

Cultura 2.0

Ormai è cosa nota che i consumatori non possono più essere visti come soggetti passivi che recepiscono un input passivamente al quale segue una ed un’unica reazione comportamentale. Sono al contrario sempre più informati e consapevoli e le aziende devono agire di conseguenza, essere trasparenti e saper comunicare la propria vision e i propri
cambiamenti.
La cultura diventa elemento centrale del valore di un’azienda ed il suo rinnovamento deve partire da una cultura 2.0 che nasca dal coinvolgimento dei dipendenti a tutti i livelli.

Micro-moments

Nato da una serie di articoli pubblicati da Google, il concetto di micro-momenti vede la quotidianità scomporsi in tanti piccoli momenti nei quali gli utenti utilizzano i propri device per compiere un’azione o soddisfare un bisogno, e che possono essere categorizzati sotto quattro principali etichette.

Micro Moments

I micro momenti quotidiani diventano contenuti, le piattaforme ed i partecipanti sono le Web Celebrities. Questo comporta un ripensamento dei modelli di business, di monetizzazione ed advertising.

Nel mondo del Mobile First, in cui la chiave per il successo di una azienda è la capacità di coinvolgere i clienti attraverso la creazione di reali esperienze, l’engagement così come tutte le leve strategiche che si attivano in funzione di esso – dal marketing al CRM fino alla creazione di vere e proprie community verticali – devono necessariamente passare attraverso il mobile.

Ti aspettiamo il 18 Febbraio alle ore 18.30 all’#openIQUII sul Mobile Engagement. Iscriviti subito!

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